La tutela della privacy sul posto di lavoro è un tema delicato e sempre più centrale nelle dinamiche aziendali. Da un lato, i lavoratori hanno il diritto alla riservatezza e alla protezione dei propri dati personali; dall’altro, il datore di lavoro ha un legittimo interesse nel monitorare l’attività aziendale e garantire la sicurezza e l’efficienza dell’organizzazione. Questo equilibrio richiede attenzione e rispetto di regole precise, per evitare abusi o violazioni della privacy sul posto di lavoro.
Comprendere quali sono i limiti e i doveri di ciascuna parte è fondamentale per garantire un ambiente lavorativo sano e prevenire eventuali conflitti.
I riferimenti normativi in questo caso sono tre:
Il Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR) stabilisce le basi per la protezione dei dati personali in tutta l’Unione Europea, imponendo obblighi stringenti al datore di lavoro sul trattamento corretto e lecito dei dati dei dipendenti.
Lo Statuto dei lavoratori, invece, regola in particolare la possibilità di controllo a distanza, vietando qualsiasi forma di sorveglianza invasiva non autorizzata.
Il Codice della Privacy disciplina in modo più dettagliato gli ambiti in cui i dati possono essere raccolti e trattati, specificando le misure di sicurezza da adottare e i diritti del lavoratore in termini di accesso e opposizione.
La violazione della privacy da parte del datore di lavoro può avvenire in diversi modi, spesso legati a controlli non autorizzati e a una gestione impropria delle informazioni personali.
Un esempio comune è l’uso di sistemi di videosorveglianza e telecamere senza aver prima informato i dipendenti o ottenuto le necessarie autorizzazioni sindacali, come previsto dallo Statuto dei lavoratori.
Anche la lettura delle email aziendali o il monitoraggio del computer senza adeguato preavviso può costituire una violazione. Un altro aspetto critico riguarda la raccolta di dati sensibili (come informazioni su salute, orientamento sessuale, opinioni politiche), che può avvenire solo in presenza di una base giuridica valida e con il consenso esplicito dell’interessato. In ogni caso, il datore ha l’obbligo di informare chiaramente i lavoratori sulle modalità e finalità del trattamento dei dati personali. Il mancato rispetto di queste regole espone l’azienda a sanzioni e contenziosi legali.
Anche i dipendenti possono violare la privacy altrui sul luogo di lavoro: alcune violazioni commesse nei confronti di colleghi o del datore di lavoro possono comportare sanzioni e anche il licenziamento.
Un esempio frequente è l’uso improprio di dati aziendali, come file riservati, elenchi clienti o documentazione interna, condivisi con terzi o utilizzati a fini personali. Un’altra violazione ricorrente riguarda la diffusione non autorizzata di informazioni personali su colleghi o clienti, che può avvenire attraverso email o social media.
Questi comportamenti non solo danneggiano l’azienda, ma possono anche esporre il lavoratore a responsabilità disciplinari e legali.
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